La sua militanza italiana in verità con la maglia della Fiorentina nella stagione del 1984/85 non lasciò il segno. Anzi la sua esperienza con la casacca viola fu per gran parte da dimenticare, ma Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira fu uno dei più grandi calciatori brasiliani tra gli Anni Settanta ed Ottanta. Nato a Belem il 19 febbraio del 1954, è morto il 4 dicembre scorso a San Paolo del Brasile per una grave malattia. Se ne va in maniera malinconica un calciatore che a suo modo ha segnato un’epoca per il calcio brasiliano e mondiale, per la sua cifra tecnica ma anche per la sua immagine pittoresca. In Brasile non a caso era detto il doutor, il dottore per la sua laurea in medicina conseguita a pieni voti, ma sul terreno di gioco faceva sognare il pubblico per il suo palleggio raffinato e per il suo colpo di tacco, con cui spesso accompagnava le azioni d’attacco della sua squadra.
Era stato lanciato dal Botafogo di Ribeirao Preto nel campionato paulista, ma poi era approdato al Corinthians di san Paolo, una delle squadre più prestigiose del Brasile. Dopo la parentesi con la Fiorentina, poi giocò nel Flamengo e nel Santos, ma erano già affiorati i problemi con l’abuso di alcool e del fumo di sigaretta, che lo porteranno appunto a morire di cirrosi epatica. Socrates oltretutto è stato capitano della Selecao dal 1982 al 1986, in una squadra con tanti fuoriclasse come Zico, Falcao, Junior, Toninho Cerezo, Edinho e tanti altri. Una nazionale auriverde tanto forte, ma che suo malgrado non riuscì mai a vincere nulla di importante. Il Brasile ed il calcio ricordano malinconicamente Socrates, il dottore che sapeva giocare tanto bene al pallone.
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